RIEDUCARE IN CARCERE?



Un pensiero che spesso attraversa la testa degli italiani è come la carcerazione nordica, per esempio quella norvegese, dove ci sono palestre, spazi comuni e vari tipi di conforto, sia scorretta, troppo poco severa, e non soddisfi il desiderio di giustizia.
  I numeri però parlano chiaro : il tasso di recidiva nelle prigioni norvegesi  dopo due anni dallo scarceramento è del 20 percento, mentre in italia sfiora il 70....ma non è un problema visto che il carcere dev'essere vendetta, punizione , impedimento fisico.. peccato che secondo la legge della costituzione italiana, articolo 27, il carcere debba avere una forma rieducativa.
Tra i paesi europei,però, l'italia si classifica tra quelli con il più basso numero di detenuti per agenti, circa 1,7 ,ma il numero che sconvolge maggiormente è quello degli educatori penitenziari : a Busto Arsizio c'è un educatore ogni 196 detenuti e a Bologna uno ogni 139.....

Ma l'educatore penitenziario è davvero una figura fondamentale?

L'educatore rappresenta una figura chiave per cogliere i bisogni dei detenuti, aiutarli e supportarli nell'affrontare le criticità della vita detentiva, rilanciare obiettivi di responsabilizzazione e facilitare il processo di reinserimento sociale.

L'educatore deve saper comprendere la persona in senso esistenziale, ha infatti il compito di motivare e sostenere ogni detenuto ad impegnarsi a partire dalle attività lavorative e ricreative che il carcere gli offre.


È importante allora che si instauri con il detenuto un rapporto autentico,senza forme di etichette e di stigmatizzazioni; l’educatore è infatti chiamato nei confronti di tutti i detenuti, a prescindere dal reato commesso, alla ricostruzione del sentimento positivo del Sé per maturare in loro un atteggiamento di progettualità di vita che si allontani da una scelta di criminalità.



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